Odoya, 2013, 208 p.
Con grande qualità narrativa e attingendo a una vasta e ricca documentazione (archivi storici, stampa dell’epoca), Le Naour ricostruisce le vicende legate al celebre furto della Gioconda dal Museo del Louvre, che all’inizio del XX secolo tenne in scacco le autorità francesi per oltre due anni. Il 21 agosto 1911, poco dopo le sette del mattino, un uomo riesce a intrufolarsi nel Museo del Louvre e a rubare la tela di Leonardo Da Vinci: la stacca dal muro, la estrae dalla cornice e se la nasconde sotto la blusa, prima di uscire indisturbato. Il furto suscita un enorme scandalo (com’è possibile che il più importante museo di Francia sia così accessibile?) e uno shock nell’opinione pubblica francese. Monna Lisa finisce per diventare un cavallo di battaglia nella lotta politica dell’epoca, alimentando i sentimenti più vari: critica dello Stato da una parte, nazionalismo e intolleranza xenofoba dall’altra. La polizia segue le piste più assurde – compresa l’implicazione di Apollinaire e Picasso! – fino al ritrovamento del quadro, nel dicembre 1913, a Firenze. Si scopre allora che a sottrarlo era stato un ex impiegato del Louvre, Vincenzo Peruggia, emigrante italiano convinto che il dipinto appartenesse di diritto al proprio Paese. La storia tumultuosa del quadro, lo scandalo intorno alla sua scomparsa e al suo ritrovamento contribuirono a rendere popolare l’immagine della Gioconda in Francia (prima del furto, la grande maggioranza dei francesi ne ignorava l’esistenza) e nel mondo intero, facendone una star mondiale. Con un'Appendice dedicata ai più clamorosi furti di opere d'arte del XX secolo.